Il lavoro in Cina
2 Luglio 2013. Sto sorseggiando del frullato di cocomero ghiacciato, mentre sono all’ombra su una panchina, in un parco di una semisconosciuta città cinese. Guardo le persone, mi rilasso.
Ad un certo punto una ragazza si avvicina a me e chiede “Excuse me, do you speak English?”
Rispondo, col mio pesantissimo accento fiorentino che si trascina in tutte le lingue: “Yes, of course, why do you ask me about that?”
“Well, we are searching for an English teacher, if you need a job, just call this number”, mi dice porgendomi un biglietto da visita. (Stiamo cercando un insegnante di inglese, se vuoi un lavoro, chiama questo numero)
Spiazzato dico “uh… but… but… my tourism visa expires next week” (uh… ma… ma… il mio visto turistico scade la settimana prossima)
“Don’t worry, if you come to our office, we can sign some papers and give you a working visa as soon as possible” (Non ti preoccupare, se vieni al nostro ufficio, firmiamo qualche documento così che tu possa avere il visto di lavoro il prima possibile)
Evidentemente imbarazzato, rispondo: “Well… I’ll let you know” (Bene… le farò sapere…)
Non mi era mai capitato di ricevere un’offerta di lavoro così, al volo, per la strada, senza che nemmeno lo cercassi.
Evidentemente, con un insegnante straniero, quella scuola d’inglese avrebbe potuto vantarsi con i futuri clienti di avere uno staff “estero”, che insegna “inglese per davvero”, l’ideale per dare ai propri figli al proprio figlio la giusta istruzione, a qualsiasi prezzo.